Con grande furia le onde mi scuotevano, voragini nel
mare si schiudevano, il cupo cielo scagliava un nubifragio; s’insinuava
in me il vento perpetuava eternamente quel momento. Quando la tempesta
cessò un’irreale, repentina quiete scese sul relitto.
Ad oriente veleggio: un intenso vento spiega e tumefa le vele, il mare è una
tavola dalle sfumature turchesi, i delfini si sollazzano accompagnano la traversata
del veliero, il disco solare alto nel cielo risplende scaldando e abbrunendo Quel mare cinereo d’un gelido inverno mi piega
alla mestizia; solo su un colle, nell’intelletto perso osservo
le onde spumeggiare, il loro gran frastuono in me toneggia e il mio respiro
come la corda d’un violino fatalmente vibrò. Scrivo dell’oceano, delle stelle del cielo, del
sole che in esso s’immerge, dei sui profumi, degli eroi che partorì,
dei custoditi misteri, di femminile sensualità, della veemenza
che tutto devasta, scrivo di vita, di quei frammenti dell’umano
pensiero che nel mare trovano modo di rivelare il loro intelligibile
principio
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